sabato 10 settembre 2016

Stanze di Raffaello: la Stanza di Eliodoro

Volta della Stanza di Eliodoro


Messa di Bolsena dett.
La Stanza di Eliodoro è la seconda in cui intervenne Raffaello, la decorazione ebbe luogo tra la seconda metà del 1511 e il 1514, e si impone per il pregio delle pitture, lo splendido colorismo, i grandiosi, insuperati effetti luministici e i vividi ritratti.
Nelle grottesche e nelle arcate della volta si conservano alcune parti attribuibili a Luca Signorelli, Bramantino, Lorenzo Lotto e Cesare da Sesto: esse fanno parte della prima decorazione commissionata da Giulio II all’inizio del pontificato, interrotta e sostituita poi da quella attuale per l’enorme ammirazione suscitata nel pontefice dai primi affreschi di Raffaello nella contigua Stanza della Segnatura.
Gli episodi dei grandi affeschi sulle pareti illustrano la miracolosa protezione accordata da Dio alla Chiesa e al suo popolo in diversi momenti storici, dall’Antico Testamento al tempo degli apostoli, all’epoca paleocristiana e medioevale. Essi furono scelti anche per esprimere il programma politico di Giulio II, mirante a liberare l’Italia, occupata in quel momento dai Francesi, per restituire al papato il potere temporale minacciato.
La Stanza di Eliodoro si trova tra la Sala di Costantino e la Stanza della Segnatura, affacciata sul cortile del Pappagallo nel Palazzo Apostolico. Il nome deriva da uno degli affreschi delle pareti. Quattro gli affreschi alle pareti:


         Cacciata di Eliodoro dal tempio:

    Illustra l’episodio biblico (2 Mac, 3, 21-28) di Eliodoro, inviato dal re di Siria Seleuco, per impossessarsi del tesoro conservato nel Tempio di Gerusalemme. Su preghiera del gran sacerdote Onia, Dio invia un cavaliere con due giovani che percuotono e cacciano Eliodoro. Il pontefice committente si fa rappresentare come testimone e assiste alla scena (in primo piano a sinistra) seduto sulla sedia gestatoria, portata a spalle dai sediari.

    Messa di Bolsena:

    Rappresenta un episodio avvenuto nel 1263 a Bolsena, nei pressi di Orvieto, ove, durante la messa celebrata da un prete boemo, al momento della consacrazione stillò dall’ostia il sangue di Cristo, macchiando il corporale e fugando così i dubbi del celebrante sulla transustanziazione (vale a dire nel cambiamento della sostanza del pane e del vino in quella del corpo e del sangue di Cristo nell’Eucarestia). Il miracolo diede origine alla festa del Corpus Domini e alla costruzione del Duomo di Orvieto.

    Liberazione di san Pietro:

    Mostra il principe degli apostoli e primo papa, tratto miracolosamente in salvo dal carcere da un angelo mentre le guardie giacciono addormentate (cfr. At 12, 5-12) . Nella scena si fa riferimento a Giulio II, che prima di essere eletto pontefice era stato cardinale titolare di S. Pietro in Vincoli.

    Incontro di Leone Magno con Attila:

    Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione di S. Pietro e di S. Paolo armati di spada durante l’incontro tra Papa Leone Magno e Attila (452 d.C.) fece desistere il re degli Unni dal desiderio di invadere l’Italia e marciare su Roma. Raffaello ambienta l’episodio alle porte di Roma, identificata dal Colosseo, da un acquedotto, un obelisco e altri edifici, anche se in realtà il fatto storico avvenne nell’ Italia del nord, nei pressi di Mantova. E' l’ultimo affresco eseguito in questa sala e fu terminato dopo la morte di Giulio II, durante il pontificato del suo successore. Leone X compare infatti due volte nella stessa scena, ritratto come papa (Leone Magno) e come cardinale.