sabato 27 agosto 2016

L'Apoxyomenos Vaticano


Gli atleti usavano ungersi con olii prima di affrontare le gare; successivamente si detergevano con l’uso della sabbia e di una sorta di cucchiaio ricurvo, detto strigile (era uno strumento dell'epoca, di metallo, ferro o bronzo, che era usato solo dagli uomini e, principalmente, dagli atleti per pulirsi dalla polvere, dal sudore e dall'olio in eccesso). In quest'opera l’atleta è raffigurato mentre con lo strigile nella mano sinistra asporta la sabbia e l’olio dal braccio destro disteso. Infatti il termine Apoxyomenos (traslitterazione dal participio greco ἀποξυόμενος, "colui che si deterge") deriva dal verbo greco “detergere” e si riferisce a questa pratica in uso nell’antica Grecia.
La scultura, realizzata intorno alla metà del I secolo d.C. in marmo pentelico (un marmo bianco a grana fine), è una replica del capolavoro bronzeo eseguito da Lisippo nella sua maturità, intorno al 320 a.C. Si conoscono varie copie com varianti. L’artista greco è riuscito a rendere il movimento delle braccia, che con il loro forte slancio in avanti creano uno spazio chiuso e conferiscono profondità all’immagine.

La statua fu rinvenuta nel 1849 durante lo scavo di un edificio di età imperiale nella zona di Trastevere, nel vicolo delle Palme, che da quel ritrovamento, prese poi il nome di "vicolo dell'Atleta". L'opera venne esposta, quasi subito, nel Museo Pio-Clementino della Città del Vaticano.