domenica 14 agosto 2016

Musei Vaticani: Il Laocoonte




Il gruppo mette in scena un celebre episodio della mitica guerra di Troia. Laocoonte, sacerdote troiano del dio Apollo, si era opposto all’ingresso del cavallo di legno entro le mura della città, ma Atena e Poseidone, favorevoli ai Greci, inviarono dal mare due mostruosi serpenti che avvolsero con le loro spire Laocoonte e i suoi due figli. In una prospettiva romana della vicenda, la morte di questi innocenti è funzionale alla fuga di Enea e dunque alla fondazione di Roma. 
L'opera venne ritrovata nel 1506 a Roma scavando in una vigna sul colle Oppio, nelle vicinanze della Domus Aurea di Nerone. Allo scavo, di grandezza stupefacente secondo le cronache dell'epoca, assistettero di persona, tra gli altri, lo scultore Michelangelo e l'architetto Giuliano da Sangallo. Questi era stato inviato dal papa a valutare il ritrovamento. Fu subito identificato con il Laocoonte descritto da Plinio come il capolavoro degli scultori di Rodi Agesandros, Athanodoros e Polydoros. 
La statua fu acquistata subito dopo la scoperta dal papa Giulio II, che era un appassionato classicista, e fu sistemata, in posizione di rilievo, nel cortile del Belvedere. Tale allestimento è considerato l'atto fondativo dei Musei Vaticani. Da allora il Laocoonte, assieme all'Apollo del Belvedere, costituì il pezzo più importante della collezione, e fu oggetto dell'incessante successione di visite.
Ancora molto dibattuta dagli studiosi è la cronologia del capolavoro marmoreo, per il quale sembra ora prevalere una datazione intorno al 40-30 a.C.
Plinio scriveva: “...Laoconte, che è nel palazzo dell'imperatore Tito, opera che è da anteporre a tutte le cose dell'arte sia per la pittura sia per la scultura. Da un solo blocco per decisione di comune accordo i sommi artisti AgesandroPolidoro Atanodoro di Rodi fecero lui e i figli e i mirabili intrecci dei serpenti.» (Plinio il VecchioNaturalis Historia, XXXVI, 37).